V. 14 N. II (2023)
Sezione monografica: «Tutta distrutta, tutta nuova nata». Poesia e macerie

Il senso della poesia italiana postrema per le macerie

Andrea Afribo
Università degli Studi di Padova

Pubblicato 2023-12-22

Parole chiave

  • macerie,
  • terzi paesaggi,
  • luoghi del trauma,
  • poesia italiana novecentesca e duemillesca

Come citare

Afribo, A. (2023). Il senso della poesia italiana postrema per le macerie. L’ospite Ingrato, 14(II), 17–37. https://doi.org/10.36253/oi-15569

Abstract

Macerie, detriti, rottami appartengono al «tessuto intimo» e allo «stesso istinto della poesia» ha scritto Zanzotto nei suoi saggi montaliani. Questo saggio indaga e riflette su tale costellazione motivica, quasi un nuovo topos, nella poesia italiana del secondo Novecento e dell’estremo contemporaneo. Nella prima parte, a partire da alcune pagine critiche di Sereni e dello stesso Zanzotto, vengono fissati in anticipo alcuni significati e funzioni delle macerie, compresi, banalmente e in estrema sintesi, tra senso della fine e del distrutto e segni generatori di nuove grammatiche valoriali, tra «scatologia» e «escatologia» per citare ancora Zanzotto. Nella parte centrale del saggio vengono individuate alcune categorie entro cui collocare e distinguere il materiale repertoriato. Tra queste la categoria delle aree dismesse o ‘terzi paesaggi’; quella delle discariche; oppure quella dei luoghi traumatizzati da eventi naturali catastrofici come terremoti o eruzioni vulcaniche. Le conclusioni del saggio ritornano sul senso e sui sensi di macerie, loci di scarto, rovine eccetera. I poeti citati sono Maurizio Cucchi, Fabio Pusterla, Antonella Anedda, Franco Buffoni, Italo Testa, Giuliano Mesa, Vincenzo Frungillo, Cosimo Ortesta, Flavio Santi, Sara Ventroni, Giovanna Frene, Francesca Matteoni, Giuliano Tabacco, Andrea Raos, Maria Grazia Calandrone.