V. 14 N. II (2023)
Sezione monografica: «Tutta distrutta, tutta nuova nata». Poesia e macerie

«Perché tutto nel vuoto precipiti»: macerie, rovine e cemento nell’opera di Fortini

Francesco Diaco
Université de Genève

Pubblicato 2023-12-22

Parole chiave

  • macerie,
  • seconda guerra mondiale,
  • apocalisse,
  • neocapitalismo,
  • utopia

Come citare

Diaco, F. (2023). «Perché tutto nel vuoto precipiti»: macerie, rovine e cemento nell’opera di Fortini. L’ospite Ingrato, 14(II), 39–58. https://doi.org/10.36253/oi-15570

Abstract

L’intervento mira a rintracciare le occorrenze e a individuare le funzioni delle macerie nella produzione di Franco Fortini. Se la visione delle devastazioni belliche è legata a un nesso apocalittico-messianico che ribalta la distruzione in palingenesi, durante il dopoguerra i resti degli edifici bombardati spariscono velocemente, murati dalla ricostruzione, dalla Guerra fredda, dal boom economico. Le immagini di lenta e segreta consunzione, allora, diventano – per il Fortini più brechtiano – allegoria del valore della poesia e delle contraddizioni interne al neocapitalismo, nell’attesa della sua possibile, ma non inevitabile, caduta. Dopo aver ricordato la filosofia della storia sottesa al ricorrere di tali motivi, si indaga infine la declinazione che l’autore ne dà negli ultimi decenni, tra l’invito al buon uso delle rovine e i paradossali auspici di Composita solvantur.