Pubblicato 2024-07-18
Parole chiave
- Biancamaria Frabotta,
- poesia italiana contemporanea,
- senilità,
- cura,
- Agostino d’Ippona
Come citare
Copyright (c) 2024 Sabrina Stroppa
TQuesto lavoro è fornito con la licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.
Abstract
Il saggio offre una lettura del libro della senilità di Biancamaria Frabotta, Da mani mortali (2012), nel quale l’io deve fare i conti con il tempo che resta (sulla scorta del Petrarca del Secretum), mentre si restringe «lo spazio fisico e mentale» di quella che Frabotta stessa aveva denominato viandanza. La nuova solitudine della vecchiaia è accompagnata dai ‘fantasmi’ dei poeti, che pur sapendo che la vita dei mortali è destinata a non rinascere, aderiscono all’opera delle mani: che siano le poesie o i fiori – l’educazione dei biancospini –, le mani mortali danno forma a ciò che resta e resiste. La cura di ciò che c’è, nel presente, o che è destinato a rimanere, nel lungo futuro privo dell’io, è dunque l’unica prospettiva possibile, l’unica forma di sopravvivenza. Il saggio segue minuziosamente anche la costituzione della raccolta definitiva, a partire dalle varie plaquettes di cui è composta: come le è usuale, Frabotta cuce, modifica e adatta le poesie preesistenti, per dare loro la forma di libro. La sistemazione ultima ne fa emergere una segreta corrente luttuosa, che ritrova accenti omerici nell’affrontare il tema della morte, e della scomparsa degli amici più cari.