V. 15 N. I (2024)
Scrittura / Lettura / Ascolto

La senilità e la cura: Da mani mortali (2012) di Biancamaria Frabotta

Sabrina Stroppa
Università per Stranieri di Perugia

Pubblicato 2024-07-18

Parole chiave

  • Biancamaria Frabotta,
  • poesia italiana contemporanea,
  • senilità,
  • cura,
  • Agostino d’Ippona

Come citare

Stroppa, S. (2024). La senilità e la cura: Da mani mortali (2012) di Biancamaria Frabotta. L’ospite Ingrato, 15(I), 217–232. https://doi.org/10.36253/oi-16369

Abstract

Il saggio offre una lettura del libro della senilità di Biancamaria Frabotta, Da mani mortali (2012), nel quale l’io deve fare i conti con il tempo che resta (sulla scorta del Petrarca del Secretum), mentre si restringe «lo spazio fisico e mentale» di quella che Frabotta stessa aveva denominato viandanza. La nuova solitudine della vecchiaia è accompagnata dai ‘fantasmi’ dei poeti, che pur sapendo che la vita dei mortali è destinata a non rinascere, aderiscono all’opera delle mani: che siano le poesie o i fiori – l’educazione dei biancospini –, le mani mortali danno forma a ciò che resta e resiste. La cura di ciò che c’è, nel presente, o che è destinato a rimanere, nel lungo futuro privo dell’io, è dunque l’unica prospettiva possibile, l’unica forma di sopravvivenza. Il saggio segue minuziosamente anche la costituzione della raccolta definitiva, a partire dalle varie plaquettes di cui è composta: come le è usuale, Frabotta cuce, modifica e adatta le poesie preesistenti, per dare loro la forma di libro. La sistemazione ultima ne fa emergere una segreta corrente luttuosa, che ritrova accenti omerici nell’affrontare il tema della morte, e della scomparsa degli amici più cari.