Published 2017-11-16
Keywords
- bellezza femminile,
- genere,
- divismo,
- teoria del cinema
How to Cite
Abstract
Il saggio traccia un’ampia ricognizione critica, ricca di esempi e approfondimenti analitici, sulla rappresentazione della bellezza femminile da parte del cinema. A una fase iniziale, rappresentata dalle prime proiezioni dei fratelli Lumière, in cui la bellezza nel cinema coincide con lo stupore e la bellezza stessa del cinema, segue uno sviluppo più complesso nel corso del quale nasce la “donna visibile” (parafrasando le riflessioni di Béla Balázs), la cui bellezza angelicata o minacciosa, austera o vibrante di erotismo, incide una traccia profonda nella storia culturale del Novecento. È questa storia che il saggio racconta procedendo per tappe e figure esemplari: le dive italiane degli anni Dieci (Lyda Borelli, Francesca Bertini, ecc.), il divismo ambiguo di Alla Nazimova, la bellezza dinamica della new woman nel cinema hollywoodiano negli anni Trenta, il volto “al naturale” delle attrici del neorealismo, il biondo glamour di Marilyn Monroe e la chioma “selvaggia” di Brigitte Bardot.