V. 11 (2015): Intolleranze fra religione e geopolitica
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Negare l'acqua. La strategia dello Stato islamico per il controllo delle risorse idriche e il diritto all’acqua delle donne nel Vicino Oriente

Pubblicato 2016-04-26

Parole chiave

  • Tigri,
  • Eufrate,
  • idropolitica,
  • siccità,
  • Stato islamico,
  • donne,
  • Tigris,
  • Euphrates,
  • hydropolitics,
  • drought,
  • Islamic state
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Come citare

Quagliarotti, D. A. (2016). Negare l’acqua. La strategia dello Stato islamico per il controllo delle risorse idriche e il diritto all’acqua delle donne nel Vicino Oriente. Storia Delle Donne, 11(1), 15–38. https://doi.org/10.13128/SDD-17994

Abstract

In un contesto di ineguale distribuzione delle risorse idriche, di crescita demografica e di sviluppo economico, l’acqua assume sempre più il ruolo divariabile strategica in grado di alterare gli equilibri geopolitici soprattutto in quelle aree in cui le fonti idriche sono condivise tra più paesi. Obiettivo dell’articolo è quello di analizzare il contenzioso idrico del bacino del Tigri e dell’Eufrate dove la storica disputa per la gestione e l’accaparramento delle acque condivise tra Turchia, Siria e Iraq è acuita dall’effetto del cambiamento climatico e dall’ingresso di nuovi attori nel controllo della risorsa. L’aumento della frequenza e dell’intensità dei periodi di siccità amplifica il gap tra domanda e offerta idrica mentre il nuovo ordine idropolitico disegnato dall’espansione dello Stato Islamico, limita l’accesso alla risorsa da parte delle fasce più deboli delle popolazioni. Particolarmente penalizzate sono le donne a cui viene quotidianamente affidato l’arduo compito di gestire le scarse risorse idriche e di allocarle tra i diversi usi. Il controllo da parte dello Stato islamico delle grandi dighe lungo il corso dei due fiumi, l’utilizzo dell’acqua come strumento di pressione e il conseguente deterioramento qualitativo e quantitativo della risorsa, non solo aumentano la quantità di lavoro che le donne devono impiegare per la raccolta e la distribuzione dell’acqua ma minacciano la sicurezza alimentare e la salute loro e delle loro famiglie.