Digitalizzare la pubblica amministrazione: Il caso SPID tra pratiche digitali e nuove diseguaglianze
Published 2024-12-09
Keywords
- digitalizzazione,
- pubblica amministazione,
- SPID,
- tecnologia-in-uso,
- identità digitale
How to Cite
Copyright (c) 2024 Fabio Maria Esposito
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Abstract
La trasformazione digitale riguarda oggigiorno sempre più anche l’organizzazione della pubblica amministrazione e l’erogazione di servizi pubblici. Se la digitalizzazione del settore pubblico viene spesso presentata come un processo univoco, desiderabile e/o addirittura inevitabile, e collegata a discorsi relativi ad efficienza ed efficacia organizzativa – più di rado, si analizza invece cosa ‘digitalizzare’ nel settore pubblico voglia dire nella pratica e quali siano i reali effetti di questa forma di riarticolazione organizzativa. Tra gli aspetti più influenzati da questo fenomeno si possono annoverare i processi di interazione tra istituzioni pubbliche e cittadinanza, che sempre più vengono intermediati tramite app, siti e piattaforme. Qui, una delle principali necessità riguarda la creazione di forme di identità digitale autenticate, definite dalla Commissione Europea come ‘abilitatori chiave’ della digitalizzazione.
Il presente articolo propone un’analisi del principale strumento a ciò dedicato in Italia, il Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID). Attraverso la presentazione di diversi dati empirici qualitativi riguardanti l’assetto di SPID e le pratiche d’utilizzo micro-relazionali ad esso collegate, cercheremo di mettere in luce come SPID induca possibili forme esclusione riconducibili al modo in cui il sistema è configurato. Vedremo, dunque, il modo in cui SPID riarticola nella patica il rapporto tra istituzioni e beneficiari e il modo in cui questo fenomeno si relaziona con possibili forme di esclusione e marginalizzazione nella fruizione delle prestazioni pubbliche, sociali e sanitarie, inducendo emergenti forme di diseguaglianza digitale.