Vol 9, No 1 (2018): MEDIA EDUCATION – Studi, ricerche, buone pratiche

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Viviamo in un’epoca in cui le tecnologie digitali e la rete ci permettono non solo di godere di un accesso praticamente illimitato all’informazione, ma anche di essere noi stessi produttori e distributori di informazione secondo una dinamica comunicativa di «disintermediazione» che non è più quella gerarchica dell’emittenza massmediale bensì quella orizzontale del web sociale. Ma è proprio vero? E se è vero, a quale costo e con quali effetti perversi? Il dibattito recente su fake news e post-verità ci riporta al tema lungamente discusso all’interno della communication research su propaganda e manipolazione dell’informazione e al tempo stesso, però, ci pone interrogativi e urgenze del tutto inediti, legati per l’appunto alla nostra condizione di «prosumer»: accanto alla disintermediazione si affermano e rinascono (e le fake news ce lo testimoniano) forme di «intermediazione diretta» più o meno potenti (social media manager, web influencer, blogger) che è difficile individuare, controllare, denunciare perché disperse nella infinitesimale produzione quotidiana degli utenti della rete...

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