Abstract
Sempre più le famiglie portano nei servizi educativi e nelle scuole un disagio diffuso ed indefinito che sembra appartenere alla “normalità” del vivere contemporaneo, da cui difficilmente può scaturire una domanda (più o meno strutturata) di intervento, che diventa importante cogliere nei luoghi del vivere ‘normale’. Per questo l’esperienza rappresentata ha scelto i servizi educativi e la scuola come luoghi privilegiati per progetti di educazione familiare che, traslando la metodologia dal lavoro con i più piccoli, utilizzano il piccolo gruppo, la dimensione ludica e l’introspezione autobiografica.