Vol. 18 No. 2 (2020): Landscape Representation Skills
Mappare la complessità e le emozioni

Paesaggi di-segni, geo-grafie emozionali

Daniela Colafranceschi
Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria

Published 2021-02-24

Keywords

  • Landscape, storytelling, collage, project, Mediterranean,
  • Paesaggio, narrazione, collage, progetto, Mediterraneo

How to Cite

Colafranceschi, D. (2021). Paesaggi di-segni, geo-grafie emozionali. Ri-Vista. Research for Landscape Architecture, 18(2), 68–79. https://doi.org/10.13128/rv-9639

Abstract

ITA/ENGL

Sono molti i mezzi grafici, fotografici, digitali che abbiamo oggi a disposizione per comporre. Il disegno non è più lo strumento imprescindibile di un linguaggio espressivo, se non una opzione. E’ proprio questa ‘opzione’ quella che fa la differenza tra un disegnare per riprodurre e un disegnare che diviene linguaggio e strumento di narrazione. L’opzione è la scelta. E’ il mettersi alla prova, è misurarsi con l’altro da sé: che sia una persona, uno spazio, un albero o una foglia; è tradurne in segno una coscienza di distanza o prossimità, di scala e di proporzione, di relazione, di tessitura, di valore cromatico o materico. Una opzione che trasla il disegno a geografia mentale, non nella ricerca di un rigore che ne fissi codici espressivi ma nel piacere di apprendere nell’interpretare. Disegnare è riflettere e risponde al proprio modo di pensare, di spiegarsi le cose; è quello che vediamo, sono i nostri appunti. Poterli sintetizzare in un disegno è controllarne la loro complessità e comunicarla. I segni, le narrazioni contenute in questo testo, sono collage, sono sguardi, ma anche progetti: sono parchi, giardini, piazze, strade, quei paesaggi che mi piacerebbe realizzare. Una esperienza di capacità di rappresentazione del paesaggio come strumento progettuale, presentata nella forma di un racconto.

There are many graphic, photographic and digital means that we have available today to compose.Drawing is no longer the essential tool of an expressive language, if not an option. It is precisely this 'option' that makes the difference between a drawing to reproduce and a drawing that becomes a language and a narrative tool. The option is the choice. It means putting oneself to the test, it is measuring oneself with the other: whether it is a person, a space, a tree or a leaf; it means translating into a sign an awareness of distance or proximity, of scale and proportion, of relationship, of texture, of chromatic or material value. An option that translates drawing to mental geography, not in the search for a rigor that fixes expressive codes but in the pleasure of learning in interpretingDrawing is reflecting and responds to one's way of thinking, of explaining things to yourself; that's what we see, it's our notes. Being able to synthesize them in a drawing means controlling their complexity and communicating it. The signs, the narratives contained in this text, are collages, they are gazes, but also projects: they are parks, gardens, squares, streets, all those landscapes that I would like to create. It’s an experience of landscape representation skill, as a design tool, presented in the form of a story.

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